L'australiano Senator On-Line (SOL) è il primo partito politico web based. Un'organizzazione che permette a chiunque di votare online su tutti i progetti di legge da sottoporre al Parlamento. I senatori eletti tra le liste di questo partito sono tenuti a votare in accordo con i risultati dei sondaggi sottoposti alla comunità web aggregatasi intorno al sito http://www.senatoronline.org.au. Se l’esperimento dovesse avere successo sarebbe il primo caso di democrazia diretta e direttamente praticata tramite internet.
Qualcosa di simile si sta sperimentando anche in Italia: il sito della Lista Partecipata per la Democrazia Diretta persegue l'idea che la sovranità appartiene ed è esercitata direttamente dai cittadini, tramite il web. Il sito dei Democratici Diretti entra in dettagli tecnici molto spinti sul metodo da seguire per il passaggio dal sondaggio web al voto parlamentare e nota come sia il SOL che la LPDD facciano firmare ai candidati un documento che attesta la piena comprensione del mandato e che non viene accettato il cosiddetto “voto di coscienza”. Nel caso il candidato proprio non se la senta di votare in un certo modo, dovrà dimettersi. Insomma questi senatori web based devono essere dei veri e propri software della politica 2.0, terminali di operazioni decise dal basso. Vista così la cosa sembra riduttiva, quasi una banalizzazione della politica ma d'altra parte chissà quanti parlamentari che siedono negli scranni di tutto il mondo non sono altro che terminali di operazioni decise altrove e comunicate dall'alto.
Ma quanto c'è di concreto in queste iniziative? L'esistenza di queste organizzazioni diventa del tutto inutile nel caso in cui il consenso aggregato sul web non si trasformi in voti concreti alle elezioni. Un passaggio per nulla scontato. Più interessante è segnalare la volontà che c'è dietro iniziative come queste: con l'aumentare degli accessi al web e con il diminuire del digital divide possiamo senz'altro aspettarci una rete futura più politicizzata ed influente. L'auspicio è che questa rinascita della partecipazione politica si traduca in controllo dal basso dell'operato dei politici. In tutto il mondo la classe dirigente mostra ormai da tempo grande attenzione verso le possibilità offerte da tecnologie recenti quali il voto elettronico oppure i blog. Su Internet News ci sono diversi spunti interessanti sull'argomento, tra questi: il proliferare di blog fake e bufale e la campagna elettorale di Hillary Clinton tra YouTube e siti web.
Oggi è raro un politico che non abbia un blog. In Italia i primi contributi importanti alla politica sul web non sono venuti dalla classe politica ma da giornalisti (Marco Travaglio ad esempio) e comici (Beppe Grillo e Daniele Luttazzi tra gli altri). Poi i politici italiani si sono adeguati: ma tra qualche successo e numerosi fallimenti la situazione nostrana appare più off che on line.
Intanto in Australia si avvicinano le elezioni federali del 2008: solo dopo si saprà qualcosa di più sullo stato della democrazia online nel mondo.
27 nov 2007
Il primo partito politico web based
Tags: social media
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è ora di fondare il partito dei blogger: "più web per tutti!" :)
RispondiEliminaDevo ammettere che è estremamente intrigante, tuttavia l'ipotesi dell'assenza di delega mi spaventa.
RispondiEliminaNon credo che l'elettorato tutto sia in grado di fare politica e di prendere decisioni equilibrate, anzi, spesso la massa e prona alla manipolazione.
Magari sono un po' all'antica, ma spesso mi sono interrogato sull'opportunità del suffragio universale: considerai l'ipotesi di un "test d'ammissione" al voto che escludesse il cittadino palesemente incompetente o disinformato.
Te lo immagini un elettore di, a titolo esemplificativo, Forza Nuova, che prende decisioni di politica estera? A me la sola idea dà i brividi.
Penso che uno Stato dove i cittadini possano votare direttamente da casa le proposte di legge di pochi rappresentanti sarebbe un SOGNO che si avvera.
RispondiEliminaChissà, la potenza di internet non ha limiti...
Il Blog del Salmo 69
Ciao,
Riccardo
salve,
RispondiEliminasono un membro dei democratici diretti, ho visto che citi il nostro articolo e scrivo per segnalare che la cosa teorizzata dai DD sta prendendo corpo in una iniziativa che si chiama Lista Partecipata per la Democrazia Diretta.
Grazie anche al sostegno concreto della Telematics Freedom Foundation in collaborazione con Civic Actions stiamo mettendo su un sito che implementa il meccanismo descritto in via teorica.
Lo trovate a http://www.listapartecipata.it e cliccando poi su "Partecipa e vota in Consiglio Provinciale".
Sì, perchè la lista verrà presenatata alle prossime elezioni provinciali a Roma in aprile maggio del 2008.
Ad anonimo italiano voglio solo dire che la "massa" è ciò a cui viene ridotto il popolo quando è senza responsabilità. Se togli responsabilità avrai molto facilmente comportamenti irresponsabili.
Quanto a forza nuova o forze di altre età e colori, bisogna scegliere: se essere democratici o non esserlo. La democrazia è un rischio: il rischio che chi la pensa diversamente da me possa vincere. Ma o corriamo questo rischio o non siamo democratici. Per questo la democrazia può funzionare solo se la maggioranza del popolo è democratica. Diversamente hai solo varie forme di dittatura o totlitarismi. La domanda allora è: esiste questa maggiornaza di cittadini democratici? Io, noi, crediamo di si.
Sulle mille obiezioni e domande frequenti sulla democrazia diretta potete dare un'occhiata a
http://www.geocities.com/CapitolHill/Senate/3412/
un pò datato ma sostanzialmente sempre valido.
CorDDialità.